Versetti

"Io benedirò l'Eterno in ogni tempo; la sua lode sarà del continuo nella mia bocca". Salmo 34:1

PER I BAMBINI


Il popolo d'Israele da lungo tem­po ormai era oppresso dai ne­mici Filistei, e levava preghiere al Signore perché venisse in suo aiuto. Il Signore intervenne man­dando nel popolo d'Israele Sanso­ne, un uomo che egli si era riserva­to prima ancora che nascesse. Il se­gno che egli era tutto di Dio era questo: fin dalla nascita non doveva mai tagliarsi i capelli. In cambio, il Signore gli dava una forza straordi­naria per combattere i Filistei. La sua forza era davvero grande: un giorno, in campagna, gli venne incontro ruggendo un leone, e San­sone senza armi afferrò il leone e lo squarciò. Qualche tempo dopo ripassò da quelle parti, e volle andare a vedere i resti del leone; vide che uno scia­me di api vi si era installato e aveva già cominciato a produrre miele, tanto che Sansone poté prenderne e cibarsene. Il fatto del leone e del miele gli diede spunto per proporre un indo­vinello a trenta giovani Filistei. Disse loro: «Se me lo spiegate entro sette giorni, vi darò trenta vesti con il loro cambio; altrimenti sarete voi a darle a me». Essi acconsentirono, ed egli pro­pose l'indovinello: «Dal divoratore è uscito il cibo; dal forte è uscito il dolce». risolvere l'enigma, e vi riuscirono soltanto con un imbroglio, allo sca­dere del settimo giorno. Gli rispose­ro: «Che cosa è più dolce del miele? Che cosa è più forte del leone?» Sansone doveva dunque dare a ciascuno di loro una veste con il suo cambio: se le procurò ucciden­do altri trenta Filistei. Così cominciò a combattere contro i nemici. Un'altra volta, al tempo della mietitura del grano, catturò trecento volpi, le legò a due a due per la coda con una fiaccola accesa nel mezzo e le lasciò andare nei campi di grano dei Filistei, distruggendo il raccolto, le vigne e gli oliveti. I Filistei, furenti, marciarono in gran numero contro il popolo di Israele, che si impaurì. Ma Sansone disse: «Non preoccupatevi: conse­gnate me stesso, legato, ai Filistei, ed essi se ne andranno». Così fu fatto; ma appena fu in mezzo ai Fili­stei, Sansone fece forza e spezzò le funi con cui era stato legato, poi trovò una mascella d'asino e con essa si mise a colpire i nemici, ucci­dendone un migliaio. Un'altra volta Sansone si trovava nascostamente a Gaza, una città fili­stea; i soldati di Gaza lo vennero a sapere, e si misero in guardia per sorprenderlo e ucciderlo. Ma San­sone li prevenne: a mezzanotte si alzò per andarsene e, poiché le por­te della città erano sbarrate, con la sua forza afferrò i due battenti di una porta, li divelse con anche gli stipiti, se li pose sulle spalle e li por­tò fin sulla cima di un colle vicino. Poiché non riuscivano a catturar­lo in altro modo, i Filistei decisero di ricorrere all'inganno. A Sansone piaceva una donna filistea di nome Dalila, ed ella, d'accordo nascosta­mente con i capi del suo popolo, chiese a Sansone da dove provenis­se la sua forza prodigiosa. Egli non voleva rivelarglielo, ma Dalila tanto insistette che alla fine Sansone le disse: «La forza mi viene dal Signo­re mio Dio; io mi sono consacrato a lui, come dimostrano i miei capel­li che non sono mai stati tagliati». Allora, una notte, mentre Sanso­ne dormiva, Dalila gli fece tagliare i capelli e lo fece legare con salde funi. Sansone pensò di potersi facil­mente liberare dalle funi, ma si ac­corse che non aveva più i lunghi ca­pelli, e con essi era svanita tutta la sua forza. Così i Filistei lo catturarono; gli cavarono gli occhi e lo chiusero in una prigione dove lo misero a gira­re la macina. Lentamente, però, i suoi capelli ripresero a crescere, e con essi la forza. Dopo qualche tempo, nella ricorrenza di una festa di Dagon, la divinità che essi adoravano, i Filistei si radunarono numerosi nel loro tempio, e con grande giubilo si ral­legravano di non avere più da te­mere il pericolo di Sansone. «Il no­stro dio ci ha dato nelle mani il no­stro nemico» si dissero, e decisero di far venire Sansone al tempio, per divertirsi vedendolo ormai vinto. Lo mandarono a prendere nella prigione, e Sansone venne nel tem­pio, accompagnato per mano da un ragazzo, perché era cieco. Nel tem­pio e sul terrazzo c'erano tutti i capi dei Filistei e una grande folla, circa tremila tra uomini e donne, che guardavano incuriositi quell'uomo di cui avevano avuto tanta paura. Sansone, senza parere, chiese al ragazzo che lo accompagnava: «Fammi toccare le due colonne che reggono questo edificio, perché possa appoggiarmi ad esse». Poi ri­volse una preghiera al Signore: «Si­gnore, ricordati di me! Dammi forza per questa volta soltanto, o Dio!» Subito dopo toccò le due colon­ne per rendersi ben conto di dov'e­rano; poi, facendo forza con le braccia contro di esse, gridò: «Che io muoia insieme con i Filistei!» Sansone riuscì a spostare le co­lonne; l'edificio allora crollò rovi­nando addosso a tutti i presenti. Fu­rono più i nemici che Sansone ucci­se con la sua morte, di quanti ne aveva uccisi durante la sua vita. Giudici 13-16


1
IL SIGNORE CHIAMA GEDEONE Giudici 6-7
Il popolo d'Israele da anni era op­presso dai Madianiti, che rubavano o distruggevano il suo raccolto e il suo bestiame. Un giorno un inviato del Signore apparve a Gedeone e gli disse: «Il Signore è con te, uomo forte e va­loroso, e ti manda a liberare il suo popolo dai Madianiti». «Come posso sapere che è il Si­gnore? Dammi un segno» chiese Gedeone al visitatore; «e intanto non andartene, mentre vado in casa a prendere del cibo da offrirti». Andò, e tornò con pane e una pen­tola in cui aveva cotto della carne. «Versa il brodo sul pane!» gli dis­se il misterioso visitatore. Gedeone fece ciò che gli era stato chiesto; al­lora l'altro, con il bastone che tene­va in mano, toccò il pane e la carne bagnati dal brodo, e immediata­mente un fuoco li consumò mentre il visitatore scomparve. Allora Gedeone comprese: quello era un angelo del Signore; il Signo­re dunque gli aveva parlato e gli af­fidava l'incarico di liberare il suo popolo dai nemici. Egli si sentì allo­ra pieno di forza e, quando i Madia­niti tornarono ad attaccare Israele, Gedeone mandò messaggeri a tutte le tribù e radunò un grande esercito presso la fonte di Carod.




2
LA RUGIADA SUL VELLO Giudici 6
Gedeone voleva essere proprio cer­to che il Signore chiamasse lui a capo dell'esercito di Israele. Per questo chiese: «Signore, esporrò stanotte sull'aia un vello di lana; se domani mattina troverò rugiada sol­tanto sul vello, saprò che tu salverai Israele per mezzo di me». Al matti­no il vello era bagnato di rugiada, mentre il terreno intorno era asciut­to. «Dammi sicurezza, Signore: con­cedimi la prova contraria» egli chie­se. E la notte seguente Gedeone trovò il terreno bagnato, mentre il vello era perfettamente asciutto.




3
VITTORIA SUI MADIANITI Giudici 7
Gedeone aveva radunato l'esercito per combattere i Madianiti, ed era accampato alla fonte di Carod. «I guerrieri che sono con te sono troppo numerosi» disse il Signore a Gedeone; «essi potrebbero pensare che la vittoria dipenderà dal loro valore, e non invece dalla mia bon­tà. Perciò invita chi ha paura della battaglia a tornarsene a casa». Gedeone così fece, e se ne anda­rono ventiduemila uomini lascian­done soltanto diecimila. «Sono an­cora troppi» disse il Signore; «falli scendere a dissetarsi alla fonte: ter­rai da parte quelli che per bere si porteranno l'acqua alla bocca con le mani, mentre rimanderai a casa quelli che per bere si metteranno in ginocchio.» Gedeone così fece, e rimasero con lui solo trecento uomini. «Con questi pochi uomini io salverò il popolo d'I­sraele, liberandolo dai Madianiti» as­sicurò il Signore a Gedeone. All'avvicinarsi della notte, Gedeo­ne divise i trecento guerrieri di Israele in tre schiere, consegnando a ciascuno una tromba e una broc­ca vuota con dentro una fiaccola; diede loro istruzioni precise, e nel pieno della notte li condusse fino al­l'accampamento dei nemici. I trecento si disposero in silenzio tutt'intorno all'accampamento in cui i Madianiti dormivano; poi, a un se­gnale, spezzarono le brocche facen­do brillare le fiaccole nella notte, mentre con l'altra mano suonavano le trombe e gridavano: «Per il Si­gnore e per Gedeone!» I Madianiti si destarono di sopras­salto; al vedere le fiaccole e al senti­re i suoni e le grida si spaventarono; si misero a gridare anch'essi, a cor­rere, e nella confusione a combat­tersi tra loro, e infine fuggirono. E così, senza armi e senza neppure muoversi dal loro posto, gli Israeliti vinsero, e riconobbero che la vitto­ria era un dono di Dio.




4
LA FAVOLA DEGLI ALBERI Giudici 9
Gli abitanti di Sichem si erano scelti come capo Abimelech, un uomo ambizioso e crudele. Allora suo fra­tello Iotam li mise in guardia facen­do loro questo discorso: «Voi avete fatto come quegli al­beri che vollero scegliersi un re. Dis­sero all'ulivo: Regna su di noi. Ma l'ulivo rispose: Volete che rinunci al mio olio, con il quale si onorano Dio e gli uomini, solo per fare il re su di voi? «Chiesero allora al fico: Vieni tu a regnare su di noi. Ma il fico rispose: Volete che smetta di produrre fichi, frutti così dolci e squisiti, solo per fare il re su di voi? «Dissero gli alberi alla vite: Allora vieni tu a regnare su di noi. La vite rispose: Volete forse che smetta di produrre il vino, che rallegra gli uo­mini, solo per regnare su di voi? «Chiesero infine a un inutile ce­spuglio spinoso: Regna tu su di noi! Il cespuglio subito accettò, dicendo: Io sarò vostro re, e se non sarete buoni sudditi vi farò bruciare dal fuoco!» Iotam aveva ragione. Abimelech si rivelò inutile e cattivo, e dopo qualche tempo gli abitanti di Si­chem si ribellarono a lui per liberar­si del suo dominio crudele.




5
RUT LA NUORA FEDELE Rut 1
Al tempo in cui il popolo d'Israele era governato dai giudici, si abbatté sul paese una grave carestia. Per questo un uomo di Betlemme mi­grò con la sua famiglia nel paese di Moab, dove si stabilì. I suoi figli presero in moglie don­ne moabite, ma dopo qualche tem­po essi morirono, così come il loro padre. Allora la loro madre, di nome Noemi, chiamò le due nuore e disse loro: «Io non ho la possibili­tà di darvi da vivere; tornate per­ciò alle vostre famiglie; io per parte mia intendo tornare a Betlemme, che è la mia città, tra il mio popolo». Delle due nuore, una ritornò nel­la sua famiglia, ma l'altra non volle abbandonare la vecchia suocera; le disse: «Dove andrai tu andrò an­ch'io; dove ti fermerai mi fermerò. Il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo Dio sarà il mio Dio. Solo la morte mi separerà da te». Noemi cercò di insistere; ma l'al­tra era ben decisa. Allora entrambe raccolsero le proprie cose e lascia­rono insieme la terra di Moab av­viandosi verso Betlemme. La nuora straniera, pronta a la­sciare la sua patria e le sue abitudini pur di non abbandonare la vecchia suocera, si chiamava Rut.




6
RUT NEI CAMPI DI BOOZ Rut 2-4
Nella città di Betlemme tutti ammi­ravano la giovane straniera di nome Rut, che aveva accettato rischi e fa­tiche pur di non abbandonare la vecchia suocera Noemi. Le due donne avevano vita diffi­cile, perché non avevano di che vivere e spesso non sapevano come fare a procurarsi da mangiare. Un giorno, era il tempo della mietitura dell'orzo, Rut andò a spigolare, e senza saperlo capitò nei campi di Booz, che era un lontano parente della suocera Noemi. Rut lavorò instancabilmente tutto il giorno. Booz se ne accorse, la ammirò e volle favorirla. Disse allo­ra ai suoi uomini: «Lasciate cadere apposta un po' di spighe, perché il raccolto di quella donna sia più ab­bondante». Un'altra volta Booz le regalò sei misure l'orzo, e infine, ammirato del suo comportamento generoso verso Noemi, Booz sposò Rut. Per le due donne era la fine dei sacrifici, per­ché Booz era ricco. Il matrimonio di Booz e di Rut fu importante anche per un'altra ra­gione: essi ebbero un figlio che fu la consolazione della vecchia Noemi, la quale gli pose nome Obed. Egli divenne padre di Iesse, a sua volta padre del grande Davide.



7
UN FANCIULLO OFFERTO AL SIGNORE 1 Samuele 1-2
Viveva nel popolo di Israele una donna di nome Anna, la quale era amata teneramente dal suo sposo, ma era assai triste perché non ave­va nessun figlio. In quel tempo l'Arca dell'Alleanza con la sua dimora si trovava a Silo, e il sacerdote Eli con i suoi due figli prestava servizio nel santuario del Signore. Là, dove molti Israeliti si recava­no a pregare il Signore, un giorno Anna rivolse al Signore Dio, pian­gendo, una preghiera e una pro­messa. «Signore» disse «se tu mi manderai un figlio, io lo consacrero a te: egli sarà al tuo servizio per tut­ta la vita». Il Signore Dio ascoltò la preghie­ra di Anna, ed ella ebbe un bambi­no cui pose nome Samuele. Lo crebbe con amore, e dopo alcuni anni, quando ormai Samuele pote­va vivere anche senza la mamma, Anna lo portò al santuario e lo affi­dò al sacerdote Eh perché lo edu­casse nel servizio del Signore. Anna offri poi un sacrificio al Si­gnore, innalzò verso di lui un canti­co di lode e fece ritorno alla sua casa. In seguito il Signore premio Anna, concedendole di avere altri tre figli e due figlie.



8
DIO PARLA AL PICCOLO SAMUELE 1 Samuele 2-3
Samuele viveva nel santuario del Signore, insieme con il sacerdote Eli, che lo educava al servizio del Signore, e ai suoi due figli. Questi ultimi, però, si comportavano male, svolgendo il loro servizio in un mo­do che offendeva il Signore. Samuele era un fanciullo, quan­do una notte si sentì chiamare: «Sa­muele, Samuele!» Egli credette che quella fosse la voce di Eli, il quale dormiva poco lontano. Prontamen­te allora si recò da lui: «Eccomi» gli disse. Ma Eli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire». Poco dopo si sentì chiamare una seconda volta; tornò da Eli, il quale però lo rimandò a dormire. Accadde poi una terza volta: allo­ra Eli comprese, e disse al fanciullo: «Se ti sentirai chiamare ancora, ri­sponderai così: Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta». Samuele ritornò a dormire, e quando si sentì chiamare ancora ri­spose: «Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta». Era infatti il Signore a chiamarlo, per affidargli un messag­gio: «Sto per punire i figli di Eli a causa della loro cattiva condotta» disse il Signore «perché essi hanno fatto ciò che è male ai miei occhi, ed Eli non gliel’ha impedito. Riferi­sci ad Eli le mie parole».




9
SAMNUELE PROFETA DEL SIGNORE 1 Samuele 3-4
Il sacerdote Eli si rese conto che il Signore aveva parlato al fanciullo Samuele, e gli chiese che cosa gli avesse detto. Samuele riferì: il Signore Dio era molto scontento della condotta che tenevano nel santuario i due figli di Eh, e perciò aveva deciso di punirli. Poco tempo dopo i due colpevoli rimasero uccisi in battaglia. Quando divenne adulto, Samuele ricevette molti messaggi da Dio: e tutti si re­sero conto che il Signore lo aveva scelto come suo profeta, cioè una persona incaricata di parlare per lui.




10
L’ARCA IN MANO AI FILIOSTEI 1 Samuele 5-6
Accadde una volta che il popolo di Israele fu attaccato dall'esercito dei Filistei, e il Signore permetteva che il suo popolo avesse la peggio: lo permetteva perché gli Israeliti ave­vano molte volte violato la volontà del Signore, e il Signore voleva ri­chiamarli ad essere fedeli a lui solo. Quando si resero conto che sta­vano per perdere la battaglia, i guerrieri d'Israele andarono a pren­dere l'Arca dell'Alleanza, su cui era, invisibile, la presenza del Signore. Essi dicevano: «Se il Signore è in mezzo a noi, nostra sarà la vittoria!». Invece perdettero, e i Filistei cat­turarono l'Arca e la portarono nel tempio del loro dio Dagon. Il giorno dopo essi trovarono la statua del loro dio caduta a terra davanti all'Arca del Signore. La ri­misero al suo posto, ma il giorno seguente la trovarono ancora a ter­ra, e a pezzi. Dopo di che presero a diffondersi tra i Filistei strane malat­tie: essi attribuirono la causa di tutto questo all'Arca, e cominciarono ad avere paura del Signore. Allora decisero di rimandare l'Ar­ca agli Israeliti: la collocarono su un carro nuovo, vi aggiunsero doni d'oro e la rimandarono in mezzo al popolo del Signore.




11
L’ARCA RITORNA TRA IL POPOLO DI ISRAELE 1 Samuele 6
I Filistei, che si erano impadroniti dell'Arca del Signore, la rimandaro­no agli Israeliti su un carro trainato da due mucche che nessuno guida­va. Eppure le mucche andarono dritte, senza deviare né a destra né a sinistra, verso il territorio degli Israeliti. Era il tempo della mietitura del grano. Gli Israeliti, che erano al la­voro nei campi, quando videro pas­sare l'Arca sul carro si rallegrarono molto: il Signore, che invisibile abi­tava sull'Arca, tornava a stare in mezzo al suo popolo!







12
LA VIA DELLA SALVEZZA 1 Samuele 7
Ancora una volta i Filistei tornarono a minacciare il popolo di Israele. Fu Samuele, sacerdote del Signore, a indicare al suo popolo la via della salvezza: «Eliminate tutti gli dèi stra­nieri e fate in modo che il vostro cuore sia interamente rivolto al Si­gnore. Se servirete lui solo, egli vi libererà dai Filistei». Gli Israeliti seguirono i consigli del saggio Samuele. Essi eliminaro­no le immagini delle divinità stranie­re. Così riuscirono a vincere i loro nemici e a riprendere alcune città che essi avevano loro sottratto.






13
IL POPOLO CHIEDE UN RE 1 Samuele 9-10
Gli anziani del popolo di Israele un giorno si presentarono a Samuele, giudice e profeta del Signore, con una richiesta. Dissero: «Noi non vo­gliamo essere diversi dagli altri po­poli; vogliamo anche noi avere un re che ci tenga uniti, ci governi con giustizia e guidi il nostro esercito nelle battaglie che combattiamo contro i nostri nemici». Samuele rispose: «Noi abbiamo già un re: è il Signore!» Ma gli an­ziani insistettero; allora Samuele consultò il Signore. «Ascoltali» gli disse il Signore; «regni pure un re su di loro. Tu sceglie­rai come re colui che io ti indicherò, e lo consacrerai.» Dopo qualche tempo accadde che un giovane di nome Saul giras­se da un villaggio all'altro alla ricer­ca di certe asine di suo padre, che si erano smarrite. Passando vicino alla casa di Samuele, pensò di andare a consultare il profeta per sapere se doveva continuare a cercare le asi­ne del padre oppure no. Samuele vide che Saul era un giovane bello e alto: in statura sor­passava dalla spalla in su chiunque altro del popolo. Lo trattenne pres­so di sé fino al giorno dopo, e com­prese che Saul era il prescelto dal Signore a diventare re. Allora prese l'ampolla dell'olio e gli versò l'olio sul capo: in questo modo lo consa­crò, e gli spiegò quello che Dio ave­va deciso a suo riguardo. Disse anche Samuele a Saul: «Quanto alle tue asine, non preoc­cuparti: esse sono già state ritrova­te. Ora torna a casa; io ti seguirò, offriremo sacrifici al Signore, e poi ti dirò che cosa dovrai fare». Sulla strada del ritorno Saul in­contrò un gruppo di profeti con arpe e flauti. Ne fu sorpreso, perché Samuele glielo aveva predetto; allo­ra comprese che davvero Dio lo aveva scelto, e si mise a lodare il Signore insieme con i profeti.




14
SAUL E’ PROCLAMATO RE 1 Samuele 10
Samuele aveva consacrato Saul come re di Israele, ma in segreto; ora bisognava manifestare davanti al popolo la scelta del Signore. Per questo il profeta Samuele convocò il popolo a Mizpa. Fece raggruppare gli uomini appartenenti a ciascuna tribù, e fece ripartire ogni tribù secondo le famiglie che la componevano. A quel punto estrasse a sorte una tribù fra le altre, e capitò la tribù di Beniamino. Estrasse poi a sorte una famiglia tra quelle della tribù di Be­niamino, e fu la famiglia di Matri. Quindi estrasse a sorte un uomo, tra quelli della famiglia di Matri: e risultò proprio Saul. Si misero a cercarlo, e lo trovaro­no nascosto in mezzo ai bagagli; lo portarono davanti a tutti, e Samue­le disse: «Ecco, questo è il prescelto dal Signore!» Allora tutti gridarono: «Viva il re!» Offrirono sacrifici al Signore e fece­ro festa. Poi Samuele espose al po­polo che cosa significava avere un re, e ricordò che tutti, il re e il popo­lo, dovevano preoccuparsi per pri­ma cosa di fare quello che piace al Signore. Poi Samuele scrisse queste cose in un libro, perché tutti le ri­cordassero sempre.



15
SAUL DISOBBEDISCE AL SIGNORE 1 Samuele 15
Il re Saul mosse guerra contro gli Amaleciti, e il profeta Samuele si presentò a Saul per dirgli: «Il Signo­re sarà con te e ti darà la vittoria; ma tutto il bottino deve essere of­ferto al Signore. Né tu né alcun sol­dato dovete tenere qualcosa per voi stessi». Saul partì per la guerra e davvero vinse gli Amaleciti; ma disobbedì al Signore, perché insieme con i sol­dati trattenne il meglio del bottino invece di offrirlo al Signore. Allora Dio parlò a Samuele e gli disse: «Mi pento di avere scelto co­me re Saul, perché egli si è allonta­nato da me e non ha ascoltato la mia parola». Samuele si recò da Saul e gli rife­rì quello che il Signore gli aveva ri­velato. Allora Saul riconobbe di avere trasgredito la volontà del Si­gnore, e chiese di essere perdonato. «Non posso» rispose il profeta «per­ché Dio si è ritirato da te, e ha già scelto un altro che regnerà dopo di te.» Poi si voltò per andarsene; Saul cercò allora di trattenerlo afferran­dolo per un lembo del mantello, che si strappò. Samuele allora ag­giunse: «Ecco: allo stesso modo il Signore ha strappato da te il regno che ti aveva dato».




16
UN GIOVANE PASTORE DI GENTILE ASPETTO 1 Samuele 16
Disse il Signore al profeta Samuele: «Va' a Betlemme, nella casa di Ies­se: tra i suoi figli mi sono scelto il re che deve succedere a Saul». Samuele partì, e quando fu nella casa di Iesse volle vedere tutti i figli maschi. Iesse presentò il primo, Eliab, e Samuele si chiese se fosse lui l'eletto del Signore. Il Signore gli rispose: «Non bada­re al suo aspetto o alla sua imponente statura; io l'ho scartato, per­ché l'uomo guarda l'apparenza, ma io guardo il cuore». Iesse fece venire avanti allora il secondo dei suoi figli, e il terzo, quarto e così via fino al settimo. Al­lora Samuele chiese: «Sono qui tut­ti, i tuoi figli?» «Resta ancora l'ulti­mo, che ora sta a pascolare il greg­ge» gli rispose lesse. «Mandalo chiamare» riprese Samuele. Il giovane pastore fu fatto venire, e il profeta Samuele lo vide: era fulvo di capelli, con begli occhi e gen­tile di aspetto. «E lui che ho scelto» gli disse il Signore. Allora Samuele gli versò l'olio sul capo e così lo consacrò in mezzo ai suoi fratelli. Quel giovane pastore di gentile aspetto si chiama­va Davide. Egli divenne in seguito il più grande re d'Israele.



17
DAVIDE ALLA CORTE DI SAUL 1 Samuele 16
Il re Saul sapeva che il Signore Dio non era contento di lui, perché egli gli aveva disobbedito; anche il pro­feta Samuele non si faceva più ve­dere da lui e non gli dava più i suoi consigli. Per questo Saul era inquie­to, e anzi di tanto in tanto aveva cri­si di follia. I suoi consiglieri allora gli dissero: «Chiama qualcuno che suoni bene la cetra; quando sarai inquieto, egli suonerà e tu ti calmerai». Saul accettò e disse: «Cercatemi qualcuno adatto». «Conosco io chi può andar bene» disse uno dei consiglieri del re Saul. «E’ Davide, il minore degli otto figli di lesse. E’ un giovane di bell'aspet­to, forte e coraggioso, abile nelle armi, saggio nel parlare e buon suo­natore di cetra». Davide fu mandato a chiamare, e così ogni tanto andava alla corte di Saul, specialmente quando il re cambiava umore: e allora Davide lo placava con il canto, accompagnan­dosi con la cetra, fino a quando il re si calmava. Saul non sapeva che quel giova­ne pastore era già stato scelto dal Signore a divenire dopo di lui re d'Israele, invece di Gionata, che era il figlio maggiore del re.





18
DAVIDE CONTRO IL GIGANTE GOLIA 1 Samuele 17
Gli Israeliti erano in guerra contro i Filistei. I guerrieri d'Israele erano at­territi perché ogni giorno un uomo gigantesco usciva dall'accampa­mento filisteo per sfidarli. Ogni gior­no, da quaranta giorni, il gigante, che si chiamava Golia, gridava: «Israeliti: mandate uno dei vostri a combattere contro di me. Se vince­rà, noi Filistei saremo vostri servi; se invece vincerò io, voi sarete schiavi nostri». Davide allora disse: «Andrò io!» Di corsa scese al torrente, prese cinque pietre e se le pose nella sua bi­saccia da pastore; poi con la fionda in mano avanzò verso il gigante. Questi, quando vide venire verso di sé quel giovane disarmato, si mise a ridere di lui; ma Davide gli disse: «Tu vieni a me con la spada, la lan­cia e l'asta: io vengo a te nel nome del Signore mio Dio, che ti darà nelle mie mani!» Quando fu alla giusta distanza, Davide mise la mano nella bisaccia, ne trasse una pietra e con la fionda la lanciò, colpendo Golia dritto in fronte. Il gigante, tramortito, cadde a terra: con un balzo Davide gli fu sopra, e con la sua stessa spada gli tagliò la testa. Allora tutti i Filistei si diedero alla fuga, inseguiti dai sol­dati d'Israele.




19
DAVIDE IN TRIONFO 1 Samuele 18
Davide, giovane e disarmato, con l'aiuto del Signore aveva vinto il gi­gante Golia, esperto guerriero. In questo modo aveva dato la vittoria all'esercito d'Israele, mettendo in fuga tutte le schiere dei potenti ne­mici, i Filistei. Davide tornò dal campo di batta­glia insieme con il re Saul, e in tutti i villaggi e le città che attraversavano le donne uscivano dalle case a fe­steggiarli, danzando e cantando in­torno a loro. E cantando dicevano: «Il re Saul ha vinto mille nemici, ma Davide ne ha vinti diecimila!»






20
SAUL TENTA DI UCCIDERE DAVIDE 1 Samuele 18-19
Il popolo d'Israele ammirava e amava molto Davide, che aveva uc­ciso il gigante Golia e messo in fuga i Filistei, loro nemici. Il re Saul allo­ra divenne geloso di lui, e cercava il modo di eliminarlo. A chi avesse ucciso il gigante, il re aveva promesso la propria figlia in sposa. Ma ora Saul disse: «Gliela darò, se prima ucciderà cento Fili­stei». Dovendo affrontare cento ne­mici, pensava Saul, uno o l'altro uc­ciderà lui! Invece, ancor prima del tempo fissato, Davide tornò e portò le prove di avere ucciso non cento, ma duecento Filistei. E così Davide ebbe in sposa la figlia del re, Mikal. Ma Saul non abbandonò l'idea di uccidere Davide. Un giorno Saul era in casa, ed era di umore cattivo. Allora Davide prese la cetra e si mise a suonare per calmarlo, quan­do il re, afferrata la lancia, la scagliò d'improvviso contro Davide. Se l'avesse preso, di certo Davide sarebbe morto; ma il giovane riuscì a scansarsi, e si salvò fuggendo dal­la reggia. Tutte le volte che Saul attentava alla vita di Davide non riusciva a metterlo a morte, perché Davide era protetto dal Signore.



21
MIKAL AIUTA DAVIDE 1 Samuele 19
Mikal, la figlia del re Saul, amava molto il suo sposo Davide. Quando Saul tentò di uccidere Davide con un colpo di lancia, Davide riuscì a fuggire, e corse a rifugiarsi in casa sua. Mìkal però lo mise in guardia: «Mio padre purtroppo non cambierà idea; vuole metterti a morte, e manderà a cercarti anche qui. Perciò devi fuggire questa notte stessa». Davide ascoltò il consiglio della sua sposa. Ella lo calò dalla finestra e Davide corse a nascondersi nei campi. Allora Mikal preparò il letto di Davide come se egli vi si trovas­se: sotto le coperte mise dei panni che simulavano il suo corpo. Come Mikal aveva previsto, il mattino seguente Saul mandò alcu­ni suoi uomini a prendere Davide a casa sua, con l'intenzione di ucci­derlo. Mikal rispose loro: «Riferite al re che non può venire, perché è malato» e mostrò loro il letto da lontano. «Portatemelo qui con il suo letto!» ordinò Saul. Allora scoprirono l'in­ganno, e Saul si adirò con la figlia. Le disse: «Perché mi hai ingannato lasciandolo fuggire?» «Ha minacciato di uccidermi, se non l'avessi lasciato fuggire» mentì Mikal per amore di Davide.




22
GIONATA L’AMICO FEDELE 1 Samuele 20
Gionata, il figlio del re Saul, era molto amico di Davide ed era molto addolorato che suo padre volesse metterlo a morte. Davide si recò di nascosto da Gionata a chiedergli di indagare su quali erano le intenzioni del re a suo riguardo. Gionata gli promise che l'avrebbe fatto e glielo avrebbe riferito entro tre giorni, e concorda­rono il luogo e il modo. Quando era a tavola con il padre, Gionata cercò di farlo parlare, e Saul disse: «So bene che tu sei ami­co di Davide! Ma non capisci che, se egli vive, tu non diventerai re dopo di me?» E con ira aggiunse: «Davide deve morire!» Gionata cercò di difendere Davi­de, ricordando al padre che egli non aveva fatto nulla di male; ma il re fu irremovibile. Allora Gionata prese con sé arco e frecce, e ac­compagnato da un ragazzo uscì in campagna. Là dove era d'accordo con Davide, si mise a lanciare frec­ce come per fare esercizio nel tiro con l'arco, mentre il ragazzo andava a recuperarle. A un certo punto gri­dò al ragazzo: «Corri: la freccia è più avanti di dove ti trovi!» Era il segnale convenuto: Davide, che osservava e ascoltava di nascosto, comprese qual era la decisione di Saul. Quando Gionata mandò il ragazzo a riportare le frecce a casa, Davide uscì dal nascondiglio, si av­vicinò a Gionata e lo abbracciò. I due amici piansero. Poi, quando venne il momento di separarsi, Gio­nata disse: «Tu ora devi fuggire, e nasconderti; ma non temere, per­ché il Signore è con te dovunque andrai. Ti prego, anzi, di non odiare me per la cattiveria di mio padre; sii sempre amico mio come io sono stato e sono amico tuo. Giurami che, quando tutti i tuoi nemici sa­ranno sconfitti, avrai riguardo per i miei figli e i miei discendenti». E Davide, commosso, giurò.




23
LA SPADA DI GOLIA 1 Samuele 21-23
Sotto la minaccia del re Saul che voleva metterlo a morte Davide fu costretto a fuggire. Dapprima si recò nel santuario del Signore, di nascosto: disse al sa­cerdote che era dovuto partire in fretta, senza poter prendere armi, e allora il sacerdote gli disse: «Conser­viamo qui la spada di Golia, il gi­gante filisteo che tu hai sconfitto. Prendila, se vuoi». Davide la prese, e andò a vivere nel deserto. Molti uomini si unirono a lui, e con essi egli si mise a com­battere i nemici del suo popolo.








24
DAVIDE SFUGGE A SAUL 1 Samuele 23
Davide, con i suoi uomini, stava nel deserto, e non combatteva contro il re Saul che voleva metterlo a mor­te, ma contro i nemici del popolo d'Israele, i Filistei. Saul, però, odiava a tal punto Davide, che voleva ad ogni costo farlo morire. Un giorno alcune spie vennero a lui e lo informarono che Davide con i suoi si trovava in una certa regione del deserto. Allora Saul radunò l'esercito e partì. Giunse non lontano da dove Da­vide si trovava, e quasi riuscì a prenderlo in trappola; e certo vi sarebbe riuscito, se il Signore non fos­se stato dalla parte di Davide, che egli aveva scelto come nuovo re. A un certo punto dell’insegui­mento, i due eserciti si trovarono tanto vicini da vedersi. Si erano inoltrati infatti nella stretta e profon­da gola di una montagna, e Saul con i suoi avanzava lungo uno dei versanti, mentre Davide con i suoi procedeva lungo il versante oppo­sto. Per Davide non ci sarebbe stato scampo, se d'improvviso non fosse giunto a Saul un messaggero ad an­nunciare che i Filistei avevano inva­so il regno e il re doveva affrettarsi a tornare a difenderlo. Così Davide sfuggi nuovamente a Saul.

25
ABIGAIL DONNA ACCORTA  1 Samuele 25
Davide stava con i suoi uomini nel deserto, pronto a combattere con­tro i nemici del popolo d’Israele. Al tempo della tosatura delle pecore, quando tutti sono allegri per il gua­dagno che ne ricaveranno, Davide mandò alcuni suoi giovani guerrieri da Nabal. Nabal era un uomo molto ricco, che Davide aveva aiutato difenden­do le sue greggi dai predoni. Per questo gli mandò a dire: «Aiuta me e i miei uomini: è difficile trovare di che vivere, nel deserto». Ma Nabal si dimostrò ingrato, rispose a male parole, e non gli volle dare nulla. Un servo avvisò dell'accaduto la moglie di Nabal, Abigail. Ella com­prese il pericolo che si prospettava: sdegnati per la risposta, gli uomini di Davide avrebbero potuto vendi­carsi di Nabal e dei suoi beni. Allora Abigail, di nascosto del marito, rac­colse in fretta e caricò sugli asini duecento pani, due otri di vino, cin­que arieti, cinque misure di grano tostato, cento grappoli di uva passa e duecento schiacciate di fichi sec­chi. Mandò i servi con gli asini cari­chi a Davide, ed ella stessa li seguì. Quando giunse davanti a Davide, Abigail si prostrò ai suoi piedi e dis­se: «Accetta questi doni; non badare alla cattiveria di mio marito. Il Si­gnore ti colmerà di favori, se non t vendicherai di lui». «Benedetto il Signore che ti ha mandato a me» rispose Davide «im­pedendomi così di far vendetta con le mie mani. Tu sei una donna ac­corta e saggia!» Abigail tornò a casa, e trovò il marito che banchettava come un re. Quando gli riferì l'accaduto, per lo spavento del pericolo che aveva corso Nabal rimase come paralizzato, e qualche giorno dopo morì. Davide venne a sapere che Nabal era morto, e si ricordò di quanto fosse saggia Abigail; allora la mandò a prendere, e la sposò.
26
DAVIDE RISPARMIA LA VITA A SAUL 1 Samuele 26
Saul, re d'Israele, era ostinato nel volere mettere a morte Davide per impedirgli di regnare al suo posto. Il re con i suoi fedeli era attenda­to nel deserto, quando una notte Davide e un suo guerriero scesero nell'accampamento, fino al giaciglio del re. Tutti dormivano, e nessuno si accorse della presenza di Davide. Il giovane disse: «Ecco l'occasione di uccidere il tuo nemico!» «Non sia mai» rispose Davide. «Il re, anche se vuole la mia morte, è il consacrato del Signore!» Poi prese la lancia e la brocca d'acqua che stavano a capo del letto del re, e si allontanò. Salì su un colle vicino e a gran voce chiamò il re Saul. Disse: «Io sono innocente; perché mi perseguiti? Ecco, avrei potuto ucciderti e non l'ho fatto. Se non credi, man­da qui un uomo a prendere la tua lancia e la tua brocca». Saul fu colpito dalla generosità di Davide e gli gridò di rimando: «Ho avuto torto. Torna da me: non ti farò più del male». Ma Davide non si fidava, perché il re era molto instabile nelle sue de­cisioni. Gli disse in risposta: «Come oggi la tua vita è stata preziosa ai miei occhi, così la mia vita sia pre­ziosa agli occhi del Signore».

27
DAVIDE PIANGE PER SAUL E GIONATA 1 Samuele 31; 2 Samuele 2
Il re d'Israele, Saul, morì sul monte Gelboe, nel corso di una battaglia contro i Filistei, i potenti nemici. Con lui morirono molti soldati, tra cui Gionata, figlio del re e grande amico di Davide. Quando Davide ebbe la notizia, non pensò a tutto il male che Saul gli aveva fatto. Invece levò un la­mento che diceva: «Monti di Gel­boe, non scendano più rugiada né pioggia su di voi, perché qui sono stati trafitti gli eroi. Figlie d'Israele, piangete su Saul! L'angoscia mi stringe per te, amico mio Gionata!»  







28
DAVIDE DIVIENE RE 2 Samuele 2; 5; 8; 12
Dopo la morte di Saul e di suo figlio Gionata, gli uomini della tribù di Giuda, quella cui apparteneva Da­vide, si recarono da lui e lo procla­marono loro re. Davide si era stabilito nella città di Ebron, e qui regnò per sette anni sulla tribù di Giuda. Dopo sette anni, lo riconobbero come re anche gli uomini delle altre tribù, e così Davide divenne re di tutto il popolo d'Israele. Aveva tren­t'anni quando fu fatto re, e il suo regno durò quarant'anni. Durante quel tempo egli combat­té molte guerre contro i nemici, altri ne sottomise ampliando il regno, e con il bottino di guerra ammassò grandi ricchezze. Fu un buon re per il suo popolo; amministrava saggiamente la giusti­zia; celebrava la grandezza del Si­gnore, componendo bellissime pre­ghiere dette Salmi, e diede ordine di mettere per iscritto la storia del popolo d'Israele, il popolo che Dio si era formato e aveva protetto e aiutato in tante occasioni. Davide ebbe varie mogli, come allora era permesso, e numerosi figli. Tra essi Salomone, figlio di Betsabea; a lei Davide promise che Salomone sa­rebbe stato il suo successore.




29
LA CONQUISTA DI GERUSALEMME 1 Cronache 11
In mezzo al territorio di Israele c'era una città abitata da stranieri, i Ge­busei. Era la città di Gerusalemme, che si trovava su un colle ed era tutta circondata di mura. Era una città impossibile da conquistare; i suoi abitanti lo sapevano bene, per­ché dicevano: «Bastano i ciechi e gli zoppi a respingere gli assalti dei no­stri nemici». Davide, divenuto re di tutto il po­polo d'Israele, vide che Gerusalem­me era la città giusta per farne la capitale di tutto il regno. Ma come fare a conquistarla? Esaminando bene come era co­struita, Davide si accorse che i Ge­busei avevano scavato un pozzo profondo dall'interno della città, per raggiungere l'acqua della fonte Ghi­con, che si trovava fuori delle mura. Allora disse ai suoi uomini: «Se ci sono volontari che salgano dalla fonte su per il pozzo, io darò loro un gran premio; anzi, il primo che giungerà dentro la città diverrà capo del mio esercito». Un gruppo di uomini salì per il pozzo, entrò di sorpresa in città e la conquistò. Il primo ad entrarvi fu Ioab, e Davide lo proclamò capo dell'esercito. Così Gerusalemme di­venne capitale del regno d'Israele.




30
L’ARCA E’ TRASPORTATA A GERUSALEMME 2 Samuele 6
L'Arca dell'Alleanza, la cassetta d'oro che conteneva le tavole della legge date da Dio al popolo per mezzo di Mosè, era quanto di più prezioso il popolo d'Israele posse­desse. Sul coperchio dell'Arca stavano due cherubini con le ali che si toccavano: essi erano il trono di Dio, invisibile ma presente in mezzo al suo popolo. Quando Davide ebbe conquista­to Gerusalemme, facendone la ca­pitale d'Israele, si preoccupò di tra­sportare dentro la città l'Arca del Si­gnore, che fino ad allora era rimasta in vari luoghi della campagna. Il trasporto doveva riuscire molto solenne, pensò Davide, degno della maestà del Signore. Per questo egli convocò tutto il popolo a far festa all'Arca con canti e suoni, ed egli stesso, toltosi l'abito regale, prece­deva l'Arca danzando. Sua moglie Mikal lo vide dalla fi­nestra, e quando rientrò nel palazzo reale gli disse parole di disprezzo, per essersi messo a danzare davanti a tutti come un uomo qualunque. Ma Davide le rispose: «Ho voluto così onorare il Signore. Ed era giusto, perché egli è stato tanto buono con me; ero un semplice pastore, un uomo da nulla, ed egli mi ha fat­to diventare re del suo popolo!»

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